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«Afrodite, la dea dai bei glutei, la focosa, l’amante di tutta una notte, sempre desiderosa di essere adorata, ma anche sfuggente rispetto a tutto ciò che riguardava un qualsiasi impegno, all’improvviso scoprì di provare qualcosa di profondo per l’aitante figlio di Zeus ed Era. Il loro amore sarebbe diventato il più ardente, controverso e appassionato fra tutti i sentimenti che avevano e avrebbero legato gli altri Olimpi.»

A Roma, Ares e Afrodite – chiamati Marte e Venere – furono oggetto di un culto persino superiore a quello che godevano in Grecia. Il loro legame si rispecchiò in quella cultura in due delle tradizioni mitiche della fondazione dell’Urbe: Venere come madre di Enea, il troiano che si stabilirà nel Lazio per gettare le fondamenta di una nuova Troia che dominerà il mondo, come gli antichi avevano profetizzato, e Marte come padre dei gemelli che, dopo essere stati allevati da una lupa – uno degli animali consacrati a questo dio –, affronteranno il potere corrotto di Alba Longa e finiranno per fondare Roma.