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Dopo Wilson, gli Stati Uniti, scottati dall’esperienza della Prima guerra mondiale si tennero fuori dalla politica europea; per molto tempo, l’URSS fu deliberatamente ignorata dai governi occidentali. L’Europa era ancora al centro delle relazioni internazionali. La vera Guerra Fredda poté iniziare solo quando al conflitto ideologico si affiancò un confronto geopolitico tra due Stati che erano diventati due superpotenze. Per questo il 1941 può essere definito il punto di svolta del secolo. L’URSS entrò in guerra a fianco degli Alleati il 22 giugno, dopo l’invasione tedesca, e gli Stati Uniti l’8 dicembre, il giorno dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbour. I due Paesi si affermarono a tal punto sulla scena da non uscirne più.

«“Questa guerra,” spiegò Stalin allo jugoslavo Djilas, “non è come quelle del passato; chi occupa un territorio impone il proprio sistema sociale. Ognuno impone il suo sistema fino a dove il suo esercito può avanzare. Non potrebbe essere altrimenti”.»

Davide F. Jabes, storico militare, ha conseguito il PhD all’Università di York (UK). Ha lavorato come consulente e ricercatore in Storia moderna per L’Università di Siena e altri istituti di ricerca. Inoltre, ha curato diversi saggi di argomento bellico, in particolare sulla Seconda guerra mondiale.
Recentemente per Solferino ha scritto Il Leader, una biografia di Adolf Hitler.