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Con questo romanzo, scritto e pubblicato nel 1886, Verne torna a concentrarsi su una delle sue più grandi passioni: l’esplorazione del futuro della tecnologia
tramite l’immaginazione. Il protagonista, l’ingegner Robur, è detto “il Conquistatore” per scherzo. Lui però si appropria del
soprannome e lo utilizza con orgoglio, perché il suo fine è proprio conquistare i cieli dimostrando la superiorità dei velivoli più pesanti dell’aria, come aerei ed elicotteri, rispetto a quelli che sfruttano l’aerostatica, come mongolfiere e dirigibili. Ha quindi costruito l’Albatros, una navicella con 37 eliche verticali e due propulsori, fatta di cartone iper compresso e impe meabilizzato e capace, pare, di procurarsi elettricità direttamente dall’atmosfera.
Fieri oppositori di Robur sono i soci del Weldon Institute di Filadelfia, che continuano a credere che per volare si debba essere più leggeri dell’aria. In particolare, in scena troviamo Uncle Prudent, ricco e audace presidente dell’istituto, il segretario Phil Evans – che detesta Uncle Prudent perché ambisce alla sua carica – e il pavido cameriere Frycollin. Chi avrà ragione?