Descrizione prodotto
Considerato, a torto, solo l’ultimo esponente del verismo, Federico De Roberto è andato oltre, utilizzando ne I Viceré il romanzo storico non per celebrare la borghesia italiana negli anni a cavallo dell’unificazione ma per metterne alla berlina la mentalità, dipingendo con sarcasmo il suo mondo e la re- cente palingenesi politica e sociale: una deriva nichilista che toglie alla Storia ogni funzione edificante e progressista e ne mette in luce la menzogna. Se Verga ai suoi personaggi aveva riservato la dimensione tragica e la sua benevolenza, De Ro- berto non concede ai propri il privilegio del riscatto poetico. Non attraverso D’Annunzio, ma proprio con De Roberto, si ha la problematizzazione dei limiti del positivismo, fino alla sua dissoluzione. E con L’Imperio, la sua ultima opera, lo scrittore siciliano entra decisamente nella letteratura del Novecento introducendo i temi dell’inquietudine e dell’in- sondabile dimensione della coscienza, che poi segneranno l’intero secolo.
Enza Del Tedesco è professore associato di Letteratura italiana contemporanea all’U- niversità di Trieste. Le sue ricerche sono prevalentemente orientate alla narrativa di ambito otto e novecentesco. Ha pubblicato saggi di impianto monografico su diversi autori tra i quali Paola Drigo, Goffredo Parise, Guido Piovene; interdisciplinare, sul rapporto letteratura e cinema in Pratolini, Camillo Boito, Visconti; storico letterario, sulla narrativa legata alla storia del Risorgimento. Nella sua monografia Il romanzo della nazione. Da Pirandello a Nievo: cinquant’anni di disincanto (Marsilio, Venezia 2012) ha studiato il pensiero e l’opera di De Roberto nel contesto più ampio della letteratura nazionale del secondo Ottocento.